Tutta la vita che resta – Roberta Recchia

    Per i coniugi Ansaldo esistono due vite: quella di prima e quella dopo. A sconvolgere la loro esistenza sarà la morte della loro figlia sedicenne, violentata ed uccisa sulla spiaggia in una notte d’estate.

    Il romanzo si apre nella Roma di fine anni ’50, ci racconta di una giovane Marisa che per amore si è cacciata nei guai e l’unica via d’uscita sembra essere un matrimonio riparatore. Le cose non andranno esattamente come programmate dalla mamma di Marisa (un personaggio che, peraltro, avrei voluto uccidere a mani nude più volte durante la lettura), ma ci sarà comunque un lieto fine che porterà, appunto, alla nascita di Ettore e Betta.

    Nella loro vita di prima i coniugi Ansaldo sono felici, Ettore suona sui palchi più prestigiosi di tutto il mondo e Betta è un vulcano di energia.

    Betta è bellissima e, fino alla notte del 10 agosto del 1980, vive la sua vita in maniera libera, uscendo di nascosto dai genitori per andare ai falò, fumando qualche sigaretta e baciando i ragazzi che le piacciono. La triste conclusione a cui fa comodo giungere è che se la sia cercata e l’efferato femminicidio che segnerà per sempre una storia familiare finisce impantanato nel sistema legale italiano, complici anche alcune decisioni prese dalla potente famiglia in cui si è spostata la sorella di Marisa: i Bassevi.

    In quella notte terribile, infatti, Betta era insieme alla cugina Miriam Bassevi che da quel momento fa di tutto per diventare incorporea: il suo unico desiderio è sparire e dimenticare. Tutto questo le riesce molto bene all’interno della sua famiglia, tanto prestigiosa quanto assente ed affettivamente indisponibile, ma i suoi piani sono destinati a fallire quando Leo scopre il suo segreto e decide di dar voce a tutta la sofferenza che, da troppo tempo, aveva sconvolto le famiglie Ansaldo e Bassevi.

    Tutta la vita che resta è un romanzo sulla forza dell’amore, sulla speranza e sui legami familiari che a volte nutrono ed altre volte intrappolano. Ci racconta che è possibile rimettere insieme i pezzi anche quando la vita ci mette a durissima prova.

    Tutta la vita che resta si presenta al lettore come una storia profondamente cupa finché non arriva la borgata romana a ridefinirne i confini ed a far entrare un po’ di luce traghettandoci verso un finale quasi hollywoodiano.

    Indipendentemente da quanto vi piacerà la storia, arriverete alla fine di queste 398 pagine in un soffio ed i personaggi vi resteranno attaccati addosso per giorni. Se amate Roma, i film di Ferzan Ozpetek e le storie familiari credo che questo romanzo possa fare al caso vostro.