Scrivere questo post mi costa tantissimo perché sono terrorizzata dalle possibili reazioni, ma #abbrutitanomore è stato un atto di coraggio sin dal primo giorno e, se non scrivessi queste mie riflessioni, verrei meno all’impegno preso con me stessa ed anche con chi mi sta leggendo.
Questo blog nasce per mano mia, una donna, ed è rivolto ad un pubblico prettamente femminile, non che mi dia fastidio se un uomo scuriosa qua e là, ben inteso! Non solo, a breve aprirò anche la sezione ospiti ed anche lì si tratterà sempre di donne. Adoro leggere libri scritti da donne ed adoro stare in compagnia di altre donne. Durante una lezione universitaria di qualche anno fa (forse troppi!), un professore fece una digressione sull’organizzazione tribale in Africa e su come le donne lì potessero fare affidamento su altre donne per tutto. Non ricordo esattamente di quale materia si trattasse, ma so solo che questo è il mio sogno.
Io auspico un mondo fatto di sorellanza.
La difficoltà maggiore che mi si presenta in una giornata come oggi è la rivendicazione dell’uguaglianza. Io sono una donna e non esiste motivo al mondo per cui io voglia essere uguale ad un uomo. Io non ho il pene e non vedo perché dovrei invidiare una cosa che mi penzola fra le gambe; per fortuna ho anche poco seno, così forse neanche quello penzolerà. Trovo inconcepibile che nel 2017 ancora ci si debba definire per difetto; mi sembra assurdo che si debba ancora stare a dimostrare la superiorità dell’una sull’altro e viceversa. Non solo, ma è possibile che siamo ancora così egocentrici, egocentrati ed egoriferiti?
“Le donne sono meglio degli uomini?” “Mah no, gli uomini sono meglio delle donne!” E ancora, “che mondo sarebbe senza le donne?!?” Io non ce la faccio più! Non posso pensare di dover vivere la mia vita in un continuo braccio di ferro con l’altro sesso ed a volte persino con il mio stesso sesso, e non perché io non sia battagliera, ma semplicemente perché vorrei combattere un’altra battaglia.
Vorrei che si imparasse ad apprezzare l'alterità; vorrei che le etichette scomparissero.
Io sono una donna e perché mai per farmi apprezzare devo snaturarmi fino a somigliare sempre più ad un uomo? Perché rappresento il sesso debole? E chi ha deciso l’esatta definizione di debolezza? Ah già, la società; quella stessa società che ripete agli uomini che loro non devono piangere, non possono farlo perché sono forti loro. Ed è la stessa società che cresce figli incapaci di esprimere i loro sentimenti. Ed in tutto questo, miei signori, gli omosessuali dove li collocate? Sesso debole anche loro? O avete creato un aggettivo a parte?
Qualcuno potrebbe farmi giustamente notare che con la parola eguaglianza, magari, ci si riferisce ai diritti…osservazione giustissima! In effetti, secondo l’enciclopedia Treccani, per uguaglianza s’intende la condizione di cose o persone che siano tra loro identiche, o abbiano le stesse qualità, gli stessi attributi in ordine a determinate relazioni. In particolare, condizione per cui più persone o collettività hanno diritto a essere considerate tutte alla stessa stregua, cioè pari, soprattutto nei diritti politici, sociali ed economici. E allora, perché le madri sul luogo di lavoro hanno sempre diritto ad agevolazioni? La parità di diritti va bene solo quando fa comodo? Io sono una donna, eppure non ho gli stessi diritti lavorativi di una madre. E ancora, che differenza c’è fra una madre ed un padre? Io non sono madre quindi non mi permetto di giudicare ciò che non conosco, ma sono figlia e so bene cosa significa avere la possibilità di passare del tempo con entrambi i genitori. Forse nei primi mesi di vita le cose stanno in modo diverso ed i figli hanno bisogno delle madri, ma, passato il periodo più critico, non vedo perché la donna sia quella a cui si concedono più facilmente permessi di lavoro.
Io sono una donna e più volte ho sognato di girare per l’Europa da sola, più volte mi sono detta “ah, se fossi un ragazzo prenderei il treno e farei l’interrail, ma sono una donna e potrebbe succedermi di tutto”. Beh, sapete una cosa?!? Ho scoperto che anche gli uomini hanno paura. Una volta, a Parigi, io ed il mio migliore amico Francesco siamo andati a fare un giro a Belleville perché, da amanti di Pennac, si rendeva necessario visitare il quartiere in cui è ambientata la saga della famiglia Malaussène. Dopo un po’ che camminavamo ci siamo ritrovati in un vicolo deserto, senza negozi e senza passanti, ci siamo guardati ed abbiamo fatto la corsa più veloce della nostra vita finché la fermata della metropolitana si è palesata di fronte ai nostri occhi come un’oasi nel deserto.
Il sesso debole non esiste e non esiste neanche quello forte.
Noi siamo solo esseri umani, animali sociali che, come tali, hanno bisogno gli uni degli altri. E forse, prima ci metteremo in testa che non c’è alcuna necessità di dimostrare la superiorità di nessuno su nessun altro (esseri umani, animali e vegetali) e prima troveremo la pace.