La casa di Pine Island

    Questo romanzo inizia con una brutta notizia: le quattro sorelle McCready perdono entrambi i genitori e lo zio nello tsunami che ha devastato le coste della Tailandia qualche anno fa. Era la prima vacanza che si prendevano e direi che forse sarebbe stato meglio continuare a vivere in Borneo, ma la vita a volte ci tira brutti scherzi.
    In ogni caso, per le sorelle McCready non è ancora finita…

    Orfane in un paese straniero, tornano in Borneo e restano lì un anno con Mr Weatherspoon in attesa di sapere se qualcuno degli zii sparsi per il mondo è disposto ad accoglierle in casa. Ovviamente la risposta è no, quattro ragazzine di età compresa fra i 14 e gli 8 anni, non le vuole nessuno!

    La situazione è disperata e così decidono di contattare la zia stramba che non avevano mai conosciuto e della quale avevano sempre sentito parlare in termini non proprio piacevoli. La risposta di zia Martha arriva subito e senza alcuna esitazione: “le prendo in casa io, certo”. Queste e poche altre parole per dire che la casa di Pine Island, nella Columbia Britannica, era pronta ad ospitarle. Le ragazze si preparano a partire, ma quando arrivano a destinazione scoprono che la zia è morta.

    Ecco, l’ennesima disgrazia, eppure arrivando a Pine Island si sentono magicamente rapite da quel luogo e da quella casa che era comunque pronta ad accoglierle:

    L’aria odorava di pini, terra e mare. Non erano mai state in un posto con un profumo simile. Non era l’odore della giungla, né quello del deserto o quello della città. Odorava di un marzo fresco e frizzante, stracolmo di nuove avventure, come un vento buono che ti dà la sensazione che qualcosa di emozionante sia in arrivo. Un vento che porta con sé l’energia rinvigorente della novità, di nuove imprese, nuovi progetti, venti da tutto il mondo pieni di opportunità.

    Cosa fare quindi per non finire affidate ai servizi sociali e quindi suddivise fra chissà quante case? Sarà Fiona, la sorella maggiore, ad architettare un piano che la vede addossarsi una miriade di responsabilità; un piano che lei stessa teme non funzionerà, eppure è la loro unica speranza di rimanere unite.

    Fiona stava pensando che non avrebbe sopportato di venire separata dalle sue sorelle. Ognuna di loro aveva peculiarità e doti che si erano fuse insieme come se tutte e quattro fossero una cosa sola. Un’unica entità. Lei aveva sempre creduto di poter salvare le persone che amava con la mera forza della sua determinazione. Charlie teneva sempre gli occhi aperti per individuare i pericoli, come un cane da guardia. Natasha fluttuava attraverso la vita come una poetessa, osservando gli uccelli e l’inclinazione della luce sulle cose; viveva nel momento, senza pensare a cosa sarebbe potuto succedere nell’istante successivo. Marlin teneva i piedi ben saldi per terra, con ostinazione. Era come se ognuna potesse condividere le qualità delle altre che a lei mancavano. […] i caratteri delle sue sorelle in qualche modo erano diventati parte del suo, al punto che non sapeva più chi era senza le altre tre. Non voleva essere separata da loro.

    Vi svelo già che il piano di Fiona subirà grosse modifiche in corso d’opera, ma la sua determinazione sarà in effetti salvifica per tutte e quattro. Un romanzo che ci racconta subito una brutta notizia senza troppi giri di parole, ma anche senza descrizioni. Ci mette semplicemente di fronte al fatto compiuto e decide di raccontarci non tanto il dolore delle sorelle McCready, quanto la necessità di andare avanti e la loro voglia di vivere. Ognuna di loro avrà momenti di difficoltà, ma l’improvvisa assenza degli adulti diventa anche fonte di grandi scoperte, come accade ad esempio a Marlin:

    “Mi piace cucinare” disse Marlin. “Solo che prima non me n’ero mai resa conto. C’era sempre qualcuno che cucinava per noi. E ho anche modificato questa ricetta per le braciole che inizialmente sembrava simile a quella di mamma. Però credo…di poterla migliorare”

    Ma anche la piccola Charlie fa una scoperta meravigliosa, una notte, quando vede Billy l’orso fare una specie di danza al chiarore della luna e da quel semplice gesto si dipanano pensieri di un’incredibile profondità.

    Non era un orso qualsiasi, così come lei non era una bambina qualsiasi. All’improvviso si rese conto che gli orsi erano in grado di pensare e che forse a Billy piaceva la luce della luna […] Che che fosse una creatura che si godeva la vita che per qualche miracolo gli era stata donata, proprio come a lei.

    Il romanzo si conclude con un finale inaspettato, tanto per le sorelle, quanto per il lettore, ma per me è stato il miglior finale possibile…con annessa lacrimuccia!

    Il libro è corposo, ma non fatevi ingannare! La lettura è scorrevolissima e vi ritroverete perse e persi fra le pagine, incapaci di mettere giù il libro prima di essere arrivati alla fine.

    Sull’autrice, Polly Horvath vi basi sapere che è una delle voci più importanti nella letteratura per bambin* e ragazz*…potete leggere tutto quello che ha scritto a scatola chiusa!

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