Quando ho la mattina libera tendo a restare a letto fino a tardi, con l’illusione di riposarmi, ma poi finisco per arrancare per il resto della giornata nel tentativo di rimettermi in pari con tutto quello che avrei dovuto fare.
Così stamani ho deciso di provare una strategia diversa.
Alle 7:45, che poi non è così presto, mi sono alzata, ho fatto colazione con estrema calma, ho risposto ai messaggi su Facebook e Whatsapp, perché ieri ero rimasta terribilmente indietro, poi mi sono vestita e sono uscita con i cani. Dopo la passeggiata, che è stata un po’ faticosa perché costellata di incontri ‘canini’ poco graditi, sono rientrata a casa con il desiderio di riordinare lo studio.
Chi mi conosce sa che sono un’accumulatrice seriale di abiti sulle sedie e sono anche un’accumulatrice seriale di borse, borsoni e borsette. Non fraintendetemi, non sto parlando di shopping compulsivo, ma semplicemente della mia tendenza a non disfare mai le valigie. Non sono di ritorno da nessun viaggio, ma talvolta il weekend vado in campagna e insomma, su quello che dovrebbe essere il letto degli ospiti c’erano accumulate cose dal 7 Gennaio. Rimettere in ordine è una cosa che mi spaventa terribilmente. Non essendo io una persona metodica nel riordino finisco sempre per creare situazioni di disordine piuttosto importanti e mi trovo di fronte ad una montagna che mi sembra troppo alta da scalare.
Questa metafora mi fa sorridere perché mi ricorda un viaggio verso l’Ikea di Bologna con mia madre. Avevo 18 anni e come regalo avrei avuto la camera nuova. Io, come al solito, mi sentivo sopraffatta dagli impegni scolastici e lamentavo una fatica indescrivibile. Ricordo di aver usato la metafora della montagna e ricordo che mia mamma mi disse, sposta un sassolino alla volta.
Forse stamani è stata la prima volta in cui ho fatto esperienza di cosa significhi, a livello pratico, spostare un sassolino alla volta.
Sono riuscita a rimettere tutto in ordine in meno di 1 ora e senza farmi mai prendere dallo sconforto…praticamente un miracolo! Se penso ai pianti isterici che mi sono fatta ogni volta che dovevo riordinare o a tutte le geniali scuse che sono riuscita ad accampare negli anni, quasi mi sembra impossibile starmene qui seduta al pc, sorseggiando una tisana detox in una stanza così ordinata e talmente ‘vuota’ da far sembrare troppo rumorosa la tastiera del pc. Come ho fatto? Semplice, ho spostato un sassolino alla volta!
Domenica ho iniziato a leggere Resisto dunque sono, un libro che parla di resilienza usando la metafora dello sport. In un capitolo in cui si parla di maratoneti, Trabucchi sottolinea l’importanza di non pensare a quanti km mancano alla fine, bensì di concentrarsi su come affrontare i prossimi 5/10 km. Certo, domenica non sapevo che questa lezione mi sarebbe tornata utile nelle mie operazioni di riordino, ma evidentemente nulla avviene per caso. C’era chaos ovunque, un mese fa avrei fatto un lavoro alla rinfusa, ma oggi sono partita dalle sedie. Inutile dire che la maggior parte dei vestiti che erano accartocciati su di esse da settimana sono finiti in lavatrice. Poi sono passata allo stendino ed al cesto con la biancheria pulita…stira Sara stira! Poi è stata la volta di tutto quello che c’era sopra il letto, un contenitore alla volta. Poi, non contenta, sono andata a ripescare le altre buste che avevo sparso per casa, le ho svuotate ed ho rimesso tutto in ordine.
Ah, che soddisfazione!
Certo, da qui a mettere in pratica ciò che ho imparato leggendo 96 lezioni di felicità della Kondo ce ne passa, ma almeno stamani mi sono resa conto che ce la posso fare e soprattutto ho avuto la conferma, non che ce ne fosse bisogno, che mi piace stare nell’ordine. Adesso sembra che la mia casa respiri, la stanza sembra enorme ed anche molto più luminosa…peccato solo per i peli di border che sono diventati molto più evidenti. Eh beh, non si può avere tutto dalla vita!
Cosa ho imparato dalla giornata di oggi?
- devo smettere di comprare calzini perché quelli che ho dovrebbero bastarmi almeno per altri 30 anni
- i miei cassetti ed il mio armadio urgono una ricatalogazione dei beni contenuti
- le magliette di quando avevo 18 anni non mi stanno più, devo trovare il coraggio di buttarle o di destinarle ad altro uso, ma, in un modo o nell’altro, devo farle uscire dal mio armadio
- svegliarsi ‘presto’ non è così poi traumatico e, tutto sommato, potrebbe essere una strategia vincente