Dopo l’articolo di ieri, non ho fatto altro che pensare all’importanza della chiusura e per questo ho deciso di prendermi tutto il tempo necessario per salutare il 2017 e per “programmare” il 2018.
I buoni propositi per il 2017 sono stati il frutto di una scelta molto impulsiva.
Lo scorso Dicembre ho deciso di ascoltare un mio bisogno che si faceva sentire sempre più violentemente; l’ho fatto senza avere un piano preciso in mente e senza sapere dove mi avrebbe portato.
Grazie alla mia forza di volontà non c'è stato un giorno in cui io non abbia rispettato l'impegno preso.
Ho fatto qualcosa per me stessa ogni singolo giorno del 2017 e ve l’ho raccontato su questo blog. Di sicuro mi sono impegnata e di sicuro c’ho messo tanto sentimento…ed ho imparato che impegno e dedizione non bastano.
Ci vuole un piano.
Proprio per questo ho deciso di prendermi il tempo necessario prima di formulare i miei buoni propositi per il 2018. In primo luogo voglio salutare in maniera dignitosa il 2017 facendo un bilancio accurato e dettagliato; a quel punto sarò pronta per pianificare il 2018 e ben venga se le prime settimane dell’anno le passo proprio a programmare anziché agire.
Oggi, intanto, ho fatto qualcosa di molto utile.
Ho inaugurato la meravigliosa agenda (Moleskine edizione limitata) che mi ha regalato Biagio e mi sono appuntata gli impegni di gennaio e febbraio. Pensavo che sarebbe stato un lavoro di poca importanza e invece mi sono resa conto che scrivere gli impegni già esistenti prima di prenderne di nuovi è forse l’unico modo per in ingolfarsi.
Eh sì, perché io che pensavo a chissà quali diavolerie per il 2018, devo senz’altro rivedere il tiro: gennaio è già denso di giornate da 12 ore (quelle che odio tanto io!) ed in effetti vederle scritte nero su bianco mi crea un po’ di ansia, ma mi servirà come monito per non aumentare il carico di lavoro.
Come potete osservare in foto, oltre all’agenda del Bianconiglio (scelta pregna di significato!) ci sono due libri, uno comprato stamani con il Corriere della Sera (dovete sapere che io ho un debole per le collane in uscita con i quotidiani) e l’altro, quello sulla procrastinazione, acquistato durante il secondo anno del mio master in Counseling e mai aperto. C’è inoltre il mio fedele amico termometro perché, a quanto pare, la mia condizione di salute non è ancora tornata alla normalità.
La febbriciattola e la tosse non aiutano ad essere ottimisti, ma m'impegnerò a fondo!
Sono molti i libri che ho acquistato durante il mio master in counseling e moltissimi sono rimasti a prendere polvere sulla libreria finché stamani non mi sono detta “scusami tanto Sara, ma perché passi ore ed ore a leggere articoli su internet (con contenuti venduti per propri ma in realtà scopiazzati in qua e là da libri vari!) quando hai la libreria piena di manuali che sono ben più autorevoli?“.
In effetti, come darmi torto.
Così ho scelto il libro di Edoardo Giusti, quello che mi sembrava più adatto a questo momento di transizione fra un anno ed un altro. Ve lo racconterò in maniera dettagliata più avanti. Per adesso mi limito a dirvi che mi sono già ampiamente riconosciuta in svariati passaggi del libro.