Ecco spiegato il motivo di tanta segretezza e di tutte quelle foto con i libri.
Questo è in assoluto il post che sognavo di scrivere da almeno 7 anni e che non avrei mai immaginato di riuscire a scrivere entro la fine del 2017. Un percorso di studi abbandonato nel 2010 ad un passo dal raggiungimento dell’obiettivo finale, un susseguirsi di emozioni difficili da descrivere, ma con una prevalenza di un profondo senso di inadeguatezza.
Potrei rovinarmi questo momento facendo un po' di 'dietrologia', ma non lo farò.
Oggi mi sono laureata, il resto non conta. Ieri sera, con la scusa dello smalto fresco ho chiesto a mia madre di aprire l’armadio e tirare fuori alcuni possibili abbinamenti. La mia idea iniziale, abito lungo con fiori, mi è improvvisamente sembrata inadatta ed ho capito che il dal mio outfit sarebbe dovuta uscire almeno un po’ la mia anima rock, quindi ecco che giacca di pelle e francesine borchiate sono diventate i due punti fermi.
Bene, risolto il dilemma abbigliamento, possiamo scendere nello specifico dei fatti.
Contrariamente a tutte le mie previsioni, ieri sera sono riuscita a dormire e stamani sono riuscita a non sbroccare alla ricerca di qualcosa che non trovo da anni…è una cosa che faccio tipicamente quando mi avvicino ad un evento importante. Non chiedetemi perché, lo faccio e basta.
Già prima di partire da casa sapevo che Emanuela, da Roma, era riuscita ad arrivare in facoltà prima di me quindi non sto neanche a raccontarvi come mi sono lanciata fuori dalla macchina per andarle incontro. Eh sì, avevo bisogno di un’amica per affrontare la proclamazione della laurea triennale. A proposito di amicizia, non è facile dirlo senza temere di fare un torto a qualcuno, ma non so come avrei fatto senza alcune facce amiche. Non che la cosa di per sé fosse spaventosa, ma semplicemente gli occhi che erano lì oggi erano esattamente quelli che avrei voluto incrociare in quel momento esatto.
Ancor prima di arrivare in facoltà ho trovato Emanuala. La sua dolcezza, la sua calma, il suo sapere sempre tutto senza neanche bisogno che io parli erano esattamente ciò di cui avevo bisogno in quel momento. Non solo, il caso ha voluto che abbia incontrato anche Flavia, un’amica che non vedevo da tempi immemori, cosa potevo chiedere di più?!?
All’ingresso della facoltà ho trovato mio padre con due copie della mia tesi (che io non avevo stampato, ma per fortuna ci ha pensato il mio fidanzato), una con dedica, ma non ho ancora avuto il coraggio di leggerla perché sto cercando in tutti i modi di non mettermi a piangere per l’emozione…ho paura che se apro i rubinetti non li riesco a chiudere.
Nel momento in cui hanno fatto accomodare i candidati io ho appioppato tutta la mia roba a mio padre e ad Emanuela e mi sono seduta in prima fila perché non sia mai che inciampo per andare a prendere la ‘benedizione’ accademica e mi sdraio di fronte alla commissione.
Una volta dentro ho iniziato a controllare la porta per assicurarmi che ci fossero tutti i parenti i gli amici che aspettavo. Ho fatto l’appello dentro la mia testa, tutti presenti. Io e mia mamma ci siamo guardate, lei si è commossa, stava iniziando a piangere ed io mi sono girata di scatto, non perché non volessi vederla, ma semplicemente perché non volevo laurearmi piangendo…so che se avessi iniziato non mi sarei più fermata. E ve lo dico per esperienza.
Ho fatto tutta la cerimonia della mia comunione piangendo...so di cosa parlo!
Inizia la cerimonia e finalmente arriva il mio turno: 110 e lode. Stringo la mano alla commissione, mi giro e…Claudia e Luna, perfettamente davanti a me che esultavano! Scusate ma gioire con Claudia non ha prezzo, era come se si fosse laureata lei (ed in effetti ha avuto una parte fondamentale in tutto il processo), un 110 e lode condiviso con gioia, quella vera, quella sentita.
C’erano mio zio e mia zia, i miei nonni, i miei genitori, i miei suoceri, Luca, Sonia e Gianni, Marcella e tutte le mie amiche. Ognuno ha rinunciato ai propri impegni o ha tolto tempo prezioso alla propria famiglia (Manila ed Emanuela hanno figli piccoli a casa), ognuno è venuto per sostenermi, per condividere con me la giornata forse più importante della mia vita (almeno fino ad oggi).
Chi non è potuto venire c'è comunque stato, con una telefonata o con un messaggio.
Io sono felice e profondamente grata. Mi rendo conto che gli esami li ho fatti io, che sono stata io ad impegnarmi sui libri quindi brava me. Tuttavia non posso fare a meno di pensare, e di scrivere, che in un certo senso questo traguardo è uno sforzo condiviso, un lavoro di squadra che ha portato al più perfetto dei risultati. Nel mese in cui ho scritto la tesi mia mamma si è occupata della spesa e dei cani, mio padre ha revisionato le bozze, Claudia mi ha aiutato con la grafica e Biagio ha seguito tutto in silenzio, sopportando le mie full immersion e le mie lamentele sul torcicollo.
Adesso che sono Dott.ssa non so cosa cambierà esattamente nella mia vita.
Io, giusto per non perdere le buone abitudini, sono anche andata a lavoro nel pomeriggio. In effetti credo che ci vorrà qualche giorno prima che io mi renda conto di tutto e ben vengano i miei tempi lunghi. Ad oggi posso comunque dire che, contrariamente a quello che sostengo nella maggior parte dei casi, ogni tanto, oltre al viaggio stesso, conta anche la meta.
Oggi una meta l’ho sicuramente raggiunta, la gioia che provo è indescrivibile. Sono commossa, ma soprattutto mi rendo conto di quanto io sia fortunata perché intorno a me ci sono persone sulle quali potrò sempre contare, persone che mi sanno vedere al di là delle mie ombre.
Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, dovrebbe sentirsi come mi sento io oggi. Ce lo meritiamo.