Parlando di manicure con la mia amica Flavia (autrice dell’articolo sulla beauty routine che dovete assolutamente leggere cliccando qui), mi aveva consigliato di acquistare gli smalti che vedete in foto, ed io non me lo sono fatta ripetere due volte.
Li ho comprati ieri, o meglio me li ha regalati mio nonno.
Ero davanti a quella colonnina piena di bottigliette colorate, quando lui mi si è avvicinato dicendomi: “Prendili tutti, si fa un conto unico!”…peccato che mio nonno non avesse la minima idea di quanto costassero, quindi sono stata io a limitarmi, nonostante la sua insistenza. Ho scelto un colore chiaro e poi, nel dubbio, 3 tonalità diverse di rosso, giusto per non sbagliare.
Oggi, siccome le unghie sono piuttosto lunghe, ho optato per questo rosa che si chiama ‘Birthday Suit’ ed io non posso fare a meno di pensare che chi sceglie i nomi per gli smalti sia un genio, un artista, un poeta. Già che siamo in tema, ecco il nome dei rossi: ‘Scarlet’, ‘Red Eye’ e ‘Rhapsody Red’.
Inutile dirvi che secondo Biagio i rossi sono praticamente tutti uguali...
Il caso, o forse no, ha voluto che nel pomeriggio mi trovassi a parlare proprio di manicure con la mia cugina americana la quale mi ha chiesto se avere le mani curate qui in Italia fosse visto in qualche modo come un tratto di frivolezza, qualcosa di cui vergognarsi. Io so benissimo che in America avere le mani curate è normalissimo indipendentemente dall’età e dall’estrazione sociale; già nel 1993 ai centri commerciali c’era la possibilità di fare la manicure in 15 minuti, senza appuntamento e senza spendere metà del proprio stipendio, quindi la sua domanda non mi ha sorpreso affatto. Me lo ha chiesto perchè ha notato che molte donne non hanno lo smalto e non si truccano.
Le ho spiegato che, innanzitutto dipende da tanti fattori e poi sì, un po' le ho dato ragione perché troppe volte ho visto appiccicare etichette solo sulla base di scelte estetiche.
So che alcune donne pensano che truccarsi, struccarsi, darsi lo smalto, farsi le maschere, indossare i tacchi siano soltanto simboli di schiavitù, ma io preferisco distinguere fra le torture (ad esempio i tacchi, che mi rifiuto d’indossare) ed i piccoli gesti che mi fanno sentire meglio, quelli che faccio per me stessa e non certo per piacere di più agli altri.
E di questi gesti, d'ora in poi, gradirei non vergognarmi.
Chi ha letto il post di ieri sa che mi sono regalata il libro di Pennac e, ovviamente, iniziare a leggerlo è stata la prima cosa che ho fatto stamani, ma non prima di aver scritto i miei appunti di lettura su L’amore molesto che potete leggere qui. Piano piano sto imparando a finire le cose prima di iniziarne di nuove…piano piano.
Cosa ho imparato da questa giornata?
- i sandali sono belli e fanno traspirare i piedi, ma quando c’è da camminare è meglio optare per le scarpe da ginnastica
- la beauty routine sta diventando contagiosa