Oggi, una delle mie compagne del master in Counseling, ha inviato questo video nella chat storica di noi compagni di corso. Abbiamo finito da un po’, ma continuiamo a tenerci in contatto ed oggi è arrivato questo regalo.
Le parole di Benigni, accompagnate dalla musica di Einaudi riassumono alla perfezione quello che è il mio pensiero.
Il video che ho ricevuto era sottotitolato in inglese e proprio quei sottotitoli hanno dato adito ad un’ulteriore riflessione sulle sue parole. Benigni dice ‘amarsi’ e chi ha curato i sottotitoli in inglese ha scelto di tradurlo come ‘to love each other’, cioè amarsi l’uno con l’altro che per carità ci sta tutta come traduzione, e sicuramente è quello che intendeva Benigni perché lo specifica poco dopo, ma non è la sola possibile interpretazione di quel suffisso –si.
Amarsi in italiano può voler dire anche amare se stessi.
E quando dico amare se stessi non lo intendo certo nella sua accezione negativa quanto piuttosto come requisito minimo fondamentale per poter amare l’altro e tutte le cose animate ed inanimate che si trovano nel mondo, anche il proprio lavoro, anche la propria casa.
Qualcuno potrebbe obiettare che la pubblicazione del video non rappresenta un’azione concreta che ho compiuto contro il mio abbrutimento, come invece lo sarebbero mangiare una zuppa di verdure o farmi una maschera, ma per me questo vale molto di più, perlomeno dal punto di vista simbolico.
Sto ultimando la lettura de L’arte di fare le liste e proprio oggi leggevo un passaggio su come le civiltà più antiche s’impegnassero per dominare i propri sentimenti e poco dopo eccomi ad ascoltare Benigni che parla di amore e felicità.
Sorprendente come questi due episodi rispecchino esattamente il mio stato d'animo in questo momento.
E d’improvviso tutto mi è stato più chiaro: io posso scegliere. Non è necessario che io abbia paura della supremazia del cervello sui sentimenti o viceversa. Non devo aver paura di conoscere gli uni e gli altri perché è proprio conoscendoli ed ascoltandoli che potrò scegliere e se sarò io a scegliere non potrò prendermela con nessun altro al mondo se non con me stessa. E magari non me la prenderò neanche perché in fondo dalle scelte, sbagliate o giuste che siano, c’è sempre qualcosa da imparare.
Oggi è stata una giornata molto intensa: densa di persone, di avvenimenti, di letture e di bellezza, tanta bellezza, ma non quella estetica. La bellezza della condivisione e della sorellanza; una giornata in cui, a più riprese, mi sono ricordata com’è iniziato questo blog. Una giornata che concludo nel migliore dei modi: a scrivere, davanti al pc, nel silenzio di una casa in cui adesso siamo solo io, i miei cani ed i miei pensieri.
Vi do la buonanotte riportando le meravigliose parole di Nicoletta Cocchi che io ho letto grazie alla preziosa condivisione di una persona speciale. Ed ancora, sorellanza e condivisione salveranno il mondo.
“Produzione di relazionalità, soggettività, linguaggio, senso, cura, simbolico – il tempo ‘altro’ entro il quale si manifesta una soggettività produttrice di cooperazione sociale indispensabile al capitale umano per riprodursi – sono da sempre il pane quotidiano delle donne.
Ciò che sostanzialmente rimane in gioco è una diversa articolazione del tempo, un tempo che non può essere valorizzato unicamente in quanto unità di misura del lavoro. Lì entrano in campo relazioni, affetti, saperi, intelligenza, esperienze altre. Serve dunque altro. Un altro modo di fare società, in cui relazione, reciprocità e dipendenza costruiscano altri orizzonti di vita.”
Cosa ho imparato da questa giornata?
- la condivisione salverà il mondo
- anche in preda al panico riesco ad ideare piani B, sto migliorando
- a volte le giornate prendono pieghe inaspettate, basta volerlo
- c’è tanta bellezza, basta saper guardare