Ogni tanto io e mia mamma riusciamo a ritagliarci delle giornate (o almeno mezze giornate) per noi. Solitamente ci dedichiamo allo shopping sfrenato, ma oggi ci siamo trattenute. Eravamo entrambe particolarmente stanche e, nonostante l’impegno, siamo tornate a casa praticamente a mani vuote.
Dico praticamente perché in realtà ho ricevuto un dono preziosissimo: il libro che vedete in foto.
Ma ancora più prezioso è stato il commento di mia mamma quando io ho aperto il libro e le ho detto “no vabbè non lo compro, è per bambini” e lei mi ha risposto “te lo regalo perché tu sei una bambina ribelle“…menomale che avevo gli occhiali da sole perchè avrei fatto subito un ‘figurone’ in libreria.
Negli anni dell’adolescenza andavo spesso ad Arezzo e la tappa alla libreria Il Viaggiatore Immaginario era assolutamente d’obbligo. Il proprietario, un signore canuto e giovanile che ho rivisto con piacere dopo tanti anni, trovava sempre il libro giusto da consigliarmi. Faceva quello che Amazon e Goodreads fanno utilizzando la programmazione: mi suggeriva libri sulla base di quelli che avevo già letto e che mi erano piaciuti e vi garantisco che fatto da una persona in carne ed ossa è una cosa totalmente diversa.
Quando sono uscita dalla libreria, anziché tenere la busta per i manici, mi sono ritrovata a stringerla fra le braccia, come se avessi appena ricevuto un tesoro da custodire gelosamente. Adesso guardo la copertina del libro e sorrido, non solo per quello che c’è scritto sopra, ma anche per l’impostazione grafica: si tratta del famoso lettering a cui mi sto tanto dedicando ultimamente.
Coincidenze? Forse sì o forse no.
Sapere che un potenziale pomeriggio di shopping si è concluso con l’acquisto di un libro me la dice lunga sulle mie priorità. In realtà avrei avuto bisogno di qualche maglietta di cotone a mezze maniche e magari anche di un paio di ballerine, dato che quelle che ho sono consumate, ma entrare in quei negozi stracarichi di capi d’abbigliamento mi induce ad andarmene senza aver comprato nulla. Ovvio, se entrassi in boutique di un certo livello non troverei abiti ammassati come stracci, ma non è questo il punto. Si torna un po’ alla riflessione che facevo per la festa della donna, spesso non c’è amore nel lavoro che si svolge e non c’è rispetto da parte dei consumatori.
Una volta i vestiti venivano cuciti a mano ed indossati per tante stagioni quante le richiedeva la disponibilità economica. Posso solo immaginare quanto amore, quanto desiderio e quanta ricerca potesse stare dietro ad una ‘semplice’ gonna.
Forse è arrivato il momento di mettersi di nuovo dietro alla macchina da cucire.
Ah, questa non ve l’ho raccontata! A 20 anni circa ho fatto un corso di taglio e cucito; ho fatt il primo anno e poi…udite udite…per paura di sostenere l’esame mi sono fermata lì…ma si può?!? Questa storia del taglio e cucito avevo deciso di non tirarla più fuori, cioè avevo provato a farmene una ragione convincendomi che proprio non mi è possibile terminare tutto ciò che ho lasciato incompiuto, e invece stai a vedere che l’opera di autoconvincimento non ha funzionato, dannazione!
Forse dovrei fare una lista di tutte le cose che ho lasciato a metà, magari mettere nero su bianco potrebbe aiutarmi a tirare le somme, chissà. Ed ecco che mi torna in mente un libro che ho già messo nella mia wishlist su Amazon: L’arte delle liste di Dominique Loreau. Sarà il caso che mi sbrighi a terminare le letture iniziate prima di comprare un altro libro!
Cosa ho imparato da questa giornata?
- a quanto pare sono una bambina ribelle e la cosa mi commuove
- flamingos in italiano si dice fenicotteri…ci deve essere una spiegazione plausibile per il fatto che alcune parole le ricordo in inglese e non in italiano (che in teoria sarebbe la mia lingua madre)
- non devo mettere 2 giorni consecutivi le francesine perchè i miei piedi non ce la possono fare