Ed il settimo giorno si spaccò la schiena.
Siccome tutta la giornata fuori a lavorare con i cani ed 1 ora di fila in autostrada non mi sembravano abbastanza, ho deciso di affrontare anche la montagna di panni che ho coltivato con tanto amore nell’ultimo mese. Eh sì, perché a forza di fare lavatrici e di non stirare i panni, avevo quasi svuotato l’armadio. Il passo successivo sarà il cambio dell’armadio.
Nel frattempo provo a tirare un po' le somme.
Ho fatto diverse ‘azioni’ contro il mio abbrutimento, alcune sono state efficaci e riesco a portarle avanti, altre sono state una passeggera meteora. Forse ho iniziato troppe cose contemporaneamente o forse non ho rispettato la regola dei 30 giorni. In effetti le operazioni di struccaggio e detersione sono diventate un’abitudine e mi vengono automatiche, senza bisogno che io ci pensi perché se mi dimentico sento che mi manca qualcosa.
Per gli addominali purtroppo non è stato lo stesso. Li ho fatti per 30 giorni, ma una volta finita la sfida non ho trovato nulla che potesse rinfrescare la mia motivazione. Avevo deciso di iniziare un programma con Biagio, ma ogni giorno troviamo la scusa perfetta per iniziare il giorno successivo.
Anche sull’alimentazione ho subito uno stop. Ho iniziato ad informarmi, a leggere, a cercare di capire e così mi sono inevitabilmente bloccata. Se pretendo di passare da zero a dieci non funziona. Con me il ‘da domani voltiamo pagina’ ha sempre avuto poco appiglio anche se adesso sarei veramente tanto tentata di pronunciare quella frase.
Ma allora come avviene il cambiamento?
A piccoli passi? Voltando pagina da un giorno all’altro? Basta volerlo oppure ci vuole un piano infallibile? Io penso che le teorie al riguardo si sprechino e chissà cosa funzionerà per me. Certo è che in questo momento sto provando un filo di frustrazione perché, forse forse, speravo che fosse un po’ più semplice. Sì, è vero, sapevo che cambiare le mie abitudini alimentari sarebbe stato difficilissimo, ma non credevo che avrei fallito così tante volte. E invece, eccomi qui a scrivere dopo 2 giorni di colazioni al bar, pizza a cena e pizza a pranzo.
Mi sento una mongolfiera.
Ma il gonfiore è la parte minore, ciò che mi dispiace di più è la mia incapacità di trovare il tempo e la voglia per andare ad un mercato dove si vendono prodotti biologici, cercare nuove ricette, sperimentarle e magari anche fallire.
Sto mantenendo fede al mio fioretto niente Nutella, niente Coca Cola e niente bevande zuccherate in generale, ma temo che non basti. Se ripenso alla settimana appena trascorsa credo di aver mangiato 7 banane e, forse, una zuppa di verdure ed un’insalata…mi pare un po’ pochino per una che vuole riprendere in mano la sua vita anche dal punto di vista alimentare e della salute.
E qui concludo questo piagnisteo.
Avevo bisogno di metterlo nero su bianco, di togliermelo dalla testa e di rielaborarlo nel raccontarlo a voi. Certo potrei fare ogni giorno post fighissimi su quanto sono brava, quanto sono felice e quanto mi sento figa, ma non sarei onesta se nascondessi i momenti meno gloriosi, quelli in cui mi interrogo su tutto ciò che faccio, penso e dico all’interno di una giornata.
E in fondo…non lo scrivo ma ve lo faccio dire da Scarlett O’Hara
Cosa ho imparato da questa giornata?
- la pizza si mangia una sola volta alla settimana
- quando stiro non devo iper-estendere il ginocchio altrimenti poi non salgo le scale
- la domenica mattina le pasticcerie vengono saccheggiate, quindi la colazione va fatta prima delle 10