Finalmente, alla veneranda età di 35 anni, ho letto un libro di un autore, o meglio autrice, africana.
Ne avevo più volte sentito la necessità, ma non mi ero mai decisa. Adesso, grazie alla sfida a tema di Goodreads, ho trovato quella spinta che fino ad adesso mi era mancata. Qualche anno fa la mia scelta sarebbe sicuramente ricaduta su Coetzee, ma ultimamente mi trovo spesso a preferire autori di sesso femminile. Non è un caso neanche che io, fra i tanti libri scritti da Chimamanda Ngozi Adichie abbia scelto proprio questo.
Si tratta di un breve saggio adattato dal discorso tenuto dall’autrice durante l’evento TEDxEuston. Fra parentesi, se non avete idea di cosa siano le TED Talks, mi permetto di esortarvi ad indagare perché, almeno per me, è stata una scoperta molto importante. Sono anche un mezzo utile per migliorare l’inglese, ma questa è un’altra storia.
Sono poche pagine e, se non avete una nonna martellante nei paraggi, dovreste riuscire a leggerlo in 30 minuti.
La questione ‘gender’ rappresenta per me una vera patata bollente, talmente bollente da crearmi problemi ed imbarazzi anche quando devo scegliere se scrivere ‘autore’o ‘autrice’, ‘donna’ o ‘femmina’. Nelle mie riflessioni sulla festa della donna avevo accennato qualcosa rispetto al mio punto di vista, con la paura di offendere qualcuno e cercando di non essere troppo rabbiosa.
Confesso di aver acquistato questo libro nella speranza di trovare un pensiero analogo al mio.
In parte è stato così ed in parte ha avuto anche la funzione di darmi un po’ di quel coraggio che mi era mancato per dire esattamente tutto quello che penso. Ci vuole coraggio ad essere femministe e, tuttavia, non rinunciare alla propria femminilità:
I have chosen to no longer be apologetic for my femininity. And I want to be respected in all my femaleness. Because I deserve to be.
Mi ritrovo molto anche in quello che Chimamanda Ngozi Adichie dice rispetto alla questione ‘gender’:
The problem with gender is that it prescribes how we should be rather than recognizing how we are.
Ed ancora, anche io credo che ci sia bisogno di crescere i figli in modo diverso, ma Chimamanda Ngozi Adichie usa la parola ‘sogno’ ed improvvisamente il linguaggio diventa più vivido, mi viene voglia di lottare per ottenere qualcosa che il mondo intero si merita:
Gender matters everywhere in the world. And I would like today to ask that we should begin to dream about and plan for a different world. A fairer world. A world of happier men and happier women who are truer to themselves. And this is how we start: we must raise our daughters differently. We must also raise our sons differently.
Questo saggio, per quanto breve, è denso di significati e tocca innumerevoli argomenti: la rabbia è uno di questi, affaincata dagli stereotipi ed al concetto di cultura come un qualcosa che è fatto dalle persone e non viceversa. Ulteriore esortazione, per quanto sottile, a prendere in mano il proprio destino e ad agire anzichè ‘farsi agire’.
Secondo l’autrice alle donne viene insegnato sin da bambine a non arrabbiarsi ed a comportarsi in modo da essere gradite a tutti, soprattutto agli appartenenti al sesso maschile. A tal proposito propone un piccolo parallelismo, molto interessante peraltro, fra la cultura Americana e la sua cultura.
Sono sempre gli stereotipi, quelli sul femminismo però, a fare da apertura al suo discorso. Essere una ‘femminista’ in Nigeria è profondamente sbagliato, ma l’autrice riesce a rivoluzionare il significato di questa parola dal profondo. Lo fa usando parole semplici per esprimere un concetto complesso perché, sì, il discorso è veramente complicato. L’auspicio è quello dell’uguaglianza, ma per ottenerla non si può prescindere da una chiara consapevolezza: la questione ‘gender’ esiste e per cambiare le cose c’è bisogno di entrambi i sessi.
Yes, there’s a problem with gender as it is today and we must fix it, we must do better. All of us, women and men, must do better.
Per chi fosse curioso, ecco l’autrice. Potete ascoltarla e guardarla oltre che leggerla…buona visione!