L’antefatto
Mi capita talvolta di avere la grande fortuna di insegnare inglese (o se preferite di fare dei laboratori in lingua) in contesti non convenzionali e tutte le volte arriva inesorabile la maledizione del “ma a scuola non lo abbiamo fatto!“.
Ecco quindi che, se a scuola hanno studiato 3 preposizioni, ma per fare quel gioco ne servono 5 ci sarà sempre il bimbo o la bimba che in qualche modo mi faranno notare che quelle 2 preposizioni loro a scuola proprio non le hanno fatte…e poco importa se nell’attività che stiamo svolgendo le stanno imparando, resta il fatto che loro a scuola non le hanno fatte.
Questo approccio mi fa riflettere.
Il problema
Come orientatrice mi ritrovo spesso a parlare di soft skills e di trasferibilità delle competenze con un pubblico adulto, ma non posso fare a meno di pensare che il cambiamento, in realtà, dovrebbe iniziare dalla scuola elementare.
Perché i bambini sono così convinti che l’apprendimento sia legato ad un contesto di un certo tipo (che in gergo tecnico si chiama ‘formale’)? Ma soprattutto, se la maggior parte dei bambini associa la scuola ad un ‘obbligo’ e ad un qualcosa di noioso, allora va da sé che anche l’apprendimento sia noioso? E’ forse questo quello che scatta nella loro testa?
Mi spiego meglio: scuola = luogo dove si impara; scuola = noia mortale allora imparare = noia mortale.
Sarà mica questa l’eguaglianza che si crea nella testa delle giovani menti?!? In effetti, se così fosse si spiegherebbe il perché delle facce di alcuni ragazzi quando dico loro: “wow, hai giocato per tanti anni a calcio e adesso sei arbitro, è grandioso!“. Di solito a questa mia affermazione piena di entusiasmo segue un silenzio di tomba che vado a colmare con una spiegazione che lascia il mio interlocutore ancora più sconvolto. Il motivo di tanto sgomento è che non vedono come la loro passione per il calcio possa in qualche modo aiutarli a trovare il lavoro dei loro sogni o a farsi assumere da una determinata azienda.
E qui ecco che torniamo prepotentemente al mio cruccio iniziale.
Conclusioni
Mi sembra evidente che sia ben radicato nella nostra società che l’apprendimento avvenga solo ed esclusivamente in ambiti formali (scuola, università, accademia ecc.), ma non è così! Pensiamo a quante cose fondamentali abbiamo imparato da bambini ancor prima di sederci sui banchi di scuola! Sono state forse le maestre ad insegnarci a camminare ed a parlare? Non mi risulta. E quanto altro abbiamo imparato vivendo?
Siamo proprio sicuri che sia corretto togliere ai bambini la possibilità di imparare attraverso le esperienze?
Approfondimenti
Come sapete, mi piace sempre lasciarvi con alcuni consigli di lettura che spero siano di vostro gradimento. In questo caso ho scelto tre dei miei autori preferiti che, guarda caso, hanno scritto di scuola proprio toccando i temi a me più cari.
- Umberto Galimberti, Il senso di fare scuola.
- Massimo Recalcati, L’ora di lezione.
- Daniel Pennac, Diario di scuola.
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