Ode alla doccia, ovvero come lavarsi l'influenza di dosso.
Non sarò certo la prima a parlare dei benefici dell’acqua e non starò qui a nominarvi tutte le varie teorie che esistono in proposito perché per scrivere un articolo di questo genere occorrerebbe fare una ricerca approfondita delle fonti, compito che per adesso non posso svolgere.
Tornando a noi ed alla doccia. La febbre sembra essersene andata, stamani sono infatti tornata ad avere la mia solita temperatura da lucertola: 35,7. Quando ho visto il termometro ho tirato un sospiro di sollievo ed ho pensato “ah, ora sì che ti riconosco!”. Mi è rimasta una bella tosse e mi sta venendo anche il raffreddore, ma da lunedì spero di tornare a condurre una vita normale. Anzi, prevedo già di mettere il naso fuori di casa nei prossimi giorni, giusto per ricordarmi com’è l’aria fresca del mattino.
Bene, detto questo, ci tengo a ringraziare il mio corpo per questo stop forzato. Ho avuto modo di fare un po’ di chiarezza su alcuni aspetti che tendono a preoccuparmi, vedi IL-FUTURO. Di solito allontano il pensiero con le millemila cose che faccio, ma in questi giorni di malattia non ho potuto fare a meno di pensarci e, stranamente, mi sento meno impanicata del solito. Molto spesso allontano il pensiero del futuro perché penso che sia giusto vivere nel qui-ed-ora, ma mi rendo conto che talvolta sia importante anche accogliere i propri pensieri e dar loro ragione di esistere.
Scusate, non volevo fare psicologia spicciola o filosofia spicciola, ma mi è uscita proprio così, dal cuore.
Continuo a pensare che ritornare alla normalità (lavoro, macchina, chilometri, pasti-ad-orari-assurdi) sarà difficile, ma farò tesoro di quanto imparato in convalescenza. Se mi ascolto, trovo tutte le risposte che cerco.
Ah, prima che mi dimentichi, ieri sono stato molto operativa e, con immenso ritardo, ho scritto anche gli appunti di lettura su Eat Pray Love, li potete leggere cliccando qui.