Qualche tempo fa mi sono iscritta alla mailing list di James Clear, di cui ho già condiviso alcuni contenuti, e stamani mi è arrivata una mail che mi calza a pennello in quanto affronta un argomento sul quale rifletto in maniera ossessiva quasi ogni giorno: come bilanciare tutte le aree della mia vita senza che nessuna di esse soffra.
Nella mail di James Clear c'è una risposta a questo mio amletico quesito e la risposta è proprio la teoria del fornello a 4 fuochi.
Ve la sintetizzo qui, traducendo, parafrasando e commentando questo interessantissimo articolo di Clear; scusate se ripeto così tante volte il suo nome, ma ci tengo a dire che non è farina del mio sacco perché non c’è cosa che odio di più di qualcuno che si fa bello con la proprietà intellettuale altrui. Bene, detto questo, veniamo a noi.
Ogni fuoco rappresenta un’area della nostra vita: famiglia, amici, salute e lavoro. Per avere successo devi spegnere un fuoco, per avere veramente tanto successo, invece, devi spegnerne due. Qui si presenta il primo quesito: preferisci vivere una vita sbilanciata ed eccellere in qualcosa o preferisci una vita bilanciata in cui però non avrai mai modo di massimizzare il tuo potenziale in nessuna delle quattro aree?
Qual è il modo migliore per bilanciare il lavoro e la sfera privata? Secondo Clear ci sono 3 opzioni.
Opzione 1: delegare. Affidare i propri figli ad una baby sitter, portarli a scuola o al doposcuola, passare in rosticceria a prendere la cena anziché cucinarla, avere la donna delle pulizie e ripartire e riorganizzare gli impegni lavorativi sono tutte forme di delega. Di sicuro servono ad ottimizzare i tempi, ma, a guardare bene, si tratta veramente di un miglioramento significativo?
Opzione 2: accetta i tuoi limiti. Per quelli che, come me, se-solo-avessi-più-tempo, James Clear suggerisce un
modo diverso di guardare alla questione. Anzichè rimuginare su tutto quello che potremmo fare se solo avessimo più tempo, potremmo magari pensare a come massimizzare il tempo che abbiamo a disposizione, cioè, se ho solo 3 ore di tempo alla settimana per allenarmi devo capire come farlo nel migliore dei modi e non stare a lagnarmi del fatto che quel tempo non sia sufficiente a raggiungere la tanto ambita esplosione addominale.
Opzione 3: ogni frutto ha la sua stagione. E se ci concentrassimo su un’area diversa della nostra vita in periodi precisi anziché tentare di mantenere vita natural durante un costante, quanto precario, equilibrio? Bella domanda James, bravo! Trovo questa opzione molto in linea con il mio pensiero; ogni frutto ha la sua stagione, io lo dico sempre (me sembro mi’ nonna!). A vent’anni potevo andare in discoteca, tornare a casa, fare colazione ed uscire per andare a lavoro o all’università, se lo faccio adesso muoio. Concentrarsi sulla carriera dai 20 ai 30 e sulla famiglia dai 30 ai 40 può avere un senso, e sottolineo può, perché per una tipa ansiogena come me, può anche essere fonte di forti paranoie e conseguente senso di incompiutezza.
Ma allora, qual è la conclusione di Mr Clear?
Semplice, non si può avere tutto. Se mettiamo al massimo il gas di uno dei 4 fuochi è normale che gli altri ne risentano. Questa è la dura realtà, quella scomoda verità che nessuno di noi, almeno non io, vorremmo accettare.
E quali sono, invece, le mie conclusioni?
Come al solito, ci sto ancora pensando. Mi piace l’idea di un articolo che non proponga facili soluzioni, ma che dia piuttosto alcuni spunti di riflessione. Io, come avrete forse capito dai miei poco velati commenti, mi ritrovo molto nella seconda e terza opzione, mentre detesto fortemente la prima. Mi capita spesso di mettere in tavola cibo preconfezionato ed ogni volta che lo faccio mi sento di aver fallito, non perché la società e la cultura mi abbiano inculcato in testa l’idea di donna-casalinga, quanto piuttosto perché provo immenso piacere nel prendermi cura di me stessa e della mia famiglia, cani inclusi ovviamente.
La seconda opzione è lievemente in contrasto con la mia idea di seguire i consigli di Hal Elrod ed alzarmi 1 ora prima ogni mattina; anzi, a pensarci bene mi fornirebbe la scusa ideale per non farlo. Potrei riconoscere il mio limite, ovvero quello di essere una dormigliona seriale, e decidere di non provarci neanche, ma non credo mi arrenderò così facilmente.
Nella terza opzione c’è tanta verità, ma mi rifiuto di vederla come una conditio sine qua non perché certe cose, come ad esempio i figli, non si possono programmare, almeno non secondo il mio modo di vedere e sentire le cose.
Se siete curiosi di leggere tutto l’articolo in inglese cliccate qui; ne vale la pena perché ci sono molti esempi e considerazioni che non ho tradotto.
Cosa ho imparato da questa giornata?
- quando ordino i libri in lingua straniera devo sincerarmi che la lingua sia l’inglese
- ogni frutto ha la sua stagione
- stare molte ore senza mangiare nuoce gravemente al mio cervello